mercoledì 28 gennaio 2015

Il segreto meglio custodito di Londra

Uno degli aspetti che amo di più di Londra, e sono sicura che anche una persona che ci vive da anni sarebbe d'accordo con me, è  che non smette mai di stupirti e mostrarti dei luoghi che prima non conoscevi. E' una città di cui non potrai mai dire di aver visto tutto.
Durante il mio ultimo soggiorno a Londra ho scoperto un luogo incantevole di cui non avevo mai sentito parlare:  St Katharine Docks.


E' un porticciolo risalente al 1828, l'unico rimasto in centro a Londra. Trovarlo è facilissimo, si trova a poche decine di metri dalla Torre di Londra, cui è collegato da una strada pedonale.


 Arrivando dal Tower Bridge troverete una scala sulla destra che vi condurrà all'ingresso del molo.
Durante le mie vacanze a Londra una visita al Tower Bridge non è mai mancata, eppure fino a questa volta non ci avevo mai fatto caso. Non per niente sul sito ufficiale viene definito come il tesoro meglio custodito di Londra, e non credo esista descrizione migliore. E' davvero un tesoro, un luogo incantevole, rilassante, una piccola oasi a pochi metri dal caos della città.




E' il posto perfetto dove fermarsi per pranzo dopo aver trascorso la mattinata a camminare per la città. D'estate si può mangiare all'aperto, ma io consiglio di andarci anche d'inverno, come abbiamo fatto noi, ci sono tanti locali carini dove mangiare o bere qualcosa.
Noi siamo stati da Tom's kitchen, uno dei quattro ristoranti dello chef Tom Aikens, piuttosto noto in Inghilterra. Il locale è informale, ma molto accogliente, e la cucina è davvero ottima. Noi abbiamo mangiato due classici, fish & chips e cheeseburger, ma vi assicuro che non avevano niente a che fare con quelli serviti nei fast food.


Siamo stati benissimo e ci torneremo sicuramente!

venerdì 9 gennaio 2015

Procida, isola delle meraviglie

Io adoro la città di Napoli. Mi piacciono i suoi colori, i profumi, la gente, il cibo...mi piace perchè è accogliente come una mamma, ha l'argento vivo dei bambini, è piena di poesia. E' una città da amare, come si ama una persona, per le sue qualità e con i suoi difetti.
Ci sono tornata lo scorso giugno, ma ci ho passato solo qualche ora (giusto il tempo per una pizza), perchè questa volta la meta del mio mini - viaggio era l'isola di Procida.
Negli ultimi cinque anni ne avevo tanto sentito parlare dalla mia carissima amica procidana Peppa, e non vedevo l'ora di visitarla.
Quando sono sbarcata sull'isola ho provato la gioia del ritorno, perché anche se era la prima volta che ci andavo, mi sembrava di conoscerla già.
La meraviglia di quel profumo incredibile, fatto di mare, sole e macchia mediterranea, e l'abbraccio con Grazia, stupenda mamma di Peppa, che mi ha accolta come una figlia,  e  raccontato tanto della storia dell'isola, mi hanno commossa e fatto innamorare all'istante.
Quando, dopo due giorni ho ripreso l'aliscafo per Napoli, mi è sembrato di lasciare casa, sono partita un po' triste ma piena di ricordi meravigliosi, e soprattutto con la consapevolezza che Procida era un altro di quei posti dove sarei dovuta tornare.
Procida e' piccina ma offre veramente tantissimo: un mare caldo, limpido e accogliente, spiagge dove rilassarsi al sole, rocce da cui tuffarsi per lunghe nuotate nel blu, luoghi ricchi di storia e fascino come il borgo di Marina Corricella, con le sue case colorate che la fanno sembrare un piccolo presepe sul mare, un'offerta gastronomica straordinaria.



Per chi volesse approfondire, secondo me il sito www.Procida.net e' veramente ben fatto, descrive le attrazioni dell'Isola, ha una lista degli alloggi e dei ristoranti, sono indicati gli orari dei trasporti per Napoli, e ci sono anche molte fotografie. D'estate ci sono collegamenti, oltre che con Napoli e Ischia, anche con Capri e Ponza.

In qualità di golosa devo dire che le mie aspettative sono state ampiamente superate. Conoscevo già Napoli e sono amante della cucina partenopea, ma a Procida ho mangiato veramente come mai nella vita, ve lo assicuro. Mamma Grazia mi ha fatto assaggiare il meglio della loro cucina





Ma non preoccupatevi, a Procida si mangia bene ovunque. Peppa mi ha portato al ristorante La Lampara, alla Corricella, dove ho mangiato dell'ottimo pesce e assaggiato per la prima volta gli spaghetti coi ricci di mare. Vi consiglio questo posto sia per la cucina che per la posizione stupenda.
Al momento di lasciare l'isola mi sono stati regalati dei limoni, un'altra delizia procidana, enormi, dolci, diversissimi da tutti quelli mangiati prima.


Una volta a casa li ho gustati in insalata, proprio come fanno a Procida, e per un attimo ho sentito di nuovo il profumo unico di quel luogo magico.


Conto davvero di tornarci nel 2015!

giovedì 1 gennaio 2015

Buon anno!

Adoro passare il Capodanno in vacanza, trovo che sia il modo migliore per concludere l'anno e per iniziarne uno nuovo. Mi piace in particolare la mattina del 1 Gennaio: i nostri festeggiamenti non sono mai esagerati, da mal di testa del giorno dopo e promessa solenne di non bere mai più nella vita, quindi la mattina del primo giorno dell'anno mi sveglio sempre abbastanza presto, i ritmi sono quelli rilassati della vacanza, l'unico pensiero è uscire, camminare, vivere la città che ci sta ospitando.
Quest'anno siamo rimasti a casa, ieri abbiamo festeggiato con degli amici; stamattina alle 08:30 ero già in piedi, ho guardato fuori dalla finestra, il sole e il cielo azzurro erano così invitanti...mi è venuta voglia di uscire, con lo stesso spirito di quando sono in vacanza. Mi sono infilata la tuta e sono partita.
Appena fuori casa ho acceso l'ipod ed è partita la canzone 'Staying Alive' dei Bee Gees. Mi è venuta subito in mente la scena finale del film omonimo, con Tony Manero che lascia il gruppo ed esce fra le strade di New York 'a farsi il mondo' e ho trovato che fosse la canzone perfetta.



Ho iniziato il nuovo anno passeggiando sotto il sole, cercando di scoprire qualcosa di nuovo del paese dove vivo, ho camminato senza una meta con curiosità, ho visto belle case che non avevo mai notato prima, ho fatto gli auguri agli altri passeggiatori. Mi sono fermata in un parco e ho pensato che in fondo per essere felici basta un raggio di sole.



Buon anno a tutti!

martedì 30 dicembre 2014

Barbuda: il viaggio che ancora non ho fatto

Ogni giorno, alle 11.10, da Londra parte un volo per Antigua.
La nostra vacanza comincia dunque lì, nella capitale inglese, per uno, due o più giorni, in base al tempo a nostra disposizione.
L'orario del volo per Antigua è perfetto, ci permette di lasciare con calma la città, senza doverci alzare nel cuore della notte.
Il volo dura circa otto ore; quando atterriamo, sul posto sono le 15.55.
Ma il viaggio non è ancora finito...ci attende un altro volo, di circa 20 minuti. La nostra destinazione finale, infatti, è Barbuda.


Qui i turisti sono pochi, e la maggior parte si ferma solo mezza giornata. Mancano le strutture ricettive che offre Antigua, i locali alla moda, gli happy hour. A Barbuda c'è solo una natura meravigliosa fatta di spiagge incredibili di sabbia rosa, animali selvatici, l'acqua fresca e travolgente dell'Oceano e quella calda e silenziosa del Mar dei Caraibi.




Coco Point Lodge e Lighthouse Bay Resort, con le loro piscine, la cucina internazionale, e il servizio all inclusive, sono lontani. Dove siamo noi abita la gente del posto, ci sono i ristoranti che frequentano loro, dove si mangia yucca fritta, riso speziato con platano e pollo, grigliate di pesce freschissimo, e dove si beve dell'ottimo rum mentre si chiacchiera con qualche pescatore.
Il nostro cottage (trovato grazie all'ottimo sito http://www.barbudaful.net/) è sufficientemente spazioso per ospitare due famiglie numerose, da ogni camera si vede il mare, in giardino c'è un barbecue e un grande tavolo in legno dove mangiare tutti insieme. 
E' lì che ci si ritrova dopo il tramonto, e si beve una birra Wadadli mentre si decide dove cenare. Una grigliata di pesce in giardino, o in uno dei ristorantini dei dintorni, e poi di nuovo in spiaggia dove ci attende lo spettacolo più magico dell'isola: distesi su un telo ammiriamo la notte che si veste di diamanti. La serata si conclude con un tuffo in mare, per sentirci parte dell'immenso e abbracciare il mondo.
I giorni passano così, tra passeggiate solitarie in giro per l'isola, pennichelle all'ombra di una palma, merende a base di guava e del dolce e succoso ananas nero di Antigua, serate in compagnia di un libro e di un quaderno dove scrivere il diario di bordo, cene all'aperto e chiacchierate intorno ad un falò.



Dopo una settimana di totale relax e piacevole compagnia si fa ritorno a casa, con le dita che profumano ancora di mare e di spezie, e raggi di sole tra i capelli.
Questo è il viaggio che ancora non ho fatto, ma che un giorno, ne sono certa, farò.

lunedì 15 dicembre 2014

Le pantagrueliche porzioni di cibo americane: mito o realtà?

Prima di partire per il mio primo viaggio americano, tutti gli amici che ci erano già stati mi avevano parlato delle loro abbuffate, e delle porzioni di cibo xxl che venivano servite nei locali. Devo ammettere di essere sempre scettica quando mi parlano di cibo, perchè per me è un argomento molto serio, e non tutti abbiamo la stessa idea di 'porzione abbondante'. Io sono una da fiorentina da un chilo, non da tagliata da 200 gr, per intenderci.
Durante le mie vacanze in America ho avuto la conferma che le porzioni sono effettivamente molto abbondanti, l'americano medio adora abbuffarsi, e ho visto che spesso si ordina più del necessario per assaggiare diverse cose e poi portarsi a casa gli avanzi. Credo anche che l'americano medio non ami molto cucinare, lo si intuisce tra le altre cose dall'enorme quantità di piatti pronti in vendita nei supermercati.
I posti dove si mangia di più sono i classici ristoranti per famiglie, le catene tipo Big Boy e Danny's, dove ci si può scatenare tra hamburgers, piattoni di pasta che lascio volentieri a loro, fritti di ogni tipo, bistecche, e dove trovate sempre anche un buffet dove ci può preparare un antipasto a base di verdure ricoperte da ogni sorta di salse, pasta fredda, bocconcini di simil mozzarella e altro, finchè si attende il proprio piatto.
C'è stata un'occasione in particolare in cui io e il Samu ci siamo sentiti veramente in difficoltà e ne ridiamo ancora oggi.
Ma andiamo con calma.
Era una bellissima giornata di giugno, sulle labbra avevo ancora il ricordo dell'ottima cena messicana della sera precedente, mi dispiaceva molto lasciare San Diego, ma il viaggio doveva continuare.
Un viaggio lungo, ma piacevole, un'infinita strada deserta, paesaggi in mutamento, prima colline brulle, poi rocce, oltre il confine campi di peperoncino profumatissimo, alla radio musica messicana che, se non fosse stato per il cantato in spagnolo e la presenza delle trombe, poteva sembrare l'orchestra di Raul Casadei, e infine deserto, cactus, l'Arizona finalmente.






Siamo arrivati al nostro Days Inn verso le 16. Il caldo era veramente torrido. Abbiamo passato il pomeriggio a riposarci in piscina, e la sera, sempre avvolti da un caldo soffocante e surreale, siamo andati in cerca di un posto dove mangiare. Siamo così finiti al ristorante Pappadeux, un enorme ristorante per famiglie specializzato in pesce.



L'accoglienza è stata come ovunque negli Usa molto calorosa, la nostra cameriera era una ragazza gentile che ha preso subito le ordinazioni delle bevande e poi ci ha consigliato come antipasto da dividere un piatto con un assaggio delle loro specialità: alligatore e gamberi fritti, una zuppetta cremosa di crostacei e molluschi accompagnata da crostini di pane all'aglio, e patatine fritte.


Una goduria... la zuppetta era spettacolare, niente a che vedere con una zuppa di pesce mediterranea, è una specie di fonduta di formaggio ripassata in forno con il pesce, ricca, cremosa, con una crosticina croccante deliziosa. Forse l'alligatore non mi ha convinta del tutto, aveva un retrogusto un pò fangoso.
 Il tempo di finire l'ultimo crostino e la nostra dolce cameriera mi ha portato una calda e croccante baguette (lunga come un braccio).
Ci ritroviamo alla fine di questo piattone sazi e appagati, non c'è posto per altro. Mi guardo intorno e vedo intorno a me gente contenta che gozzoviglia, sfilano piatti di pesce fritto, gamberi alla griglia, ostriche, e nessuno sembra averne mai abbastanza.
Ci sentiamo un pò a disagio, non possiamo dire alla cameriera che siamo a posto con l'antipasto, dobbiamo ordinare qualcosa! Dopo una veloce consultazione decidiamo di ordinare dei bastoncini di mozzarella fritta, giusto per prendere qualcosa. Come previsto la cameriera ci resta un pò male, ma non smette mai di sorridere e in pochi minuti ci porta un piatto di bastoncini di mozzarella...grandi come pannocchie! Non sapevamo se ridere o piangere, ne abbiamo mangiato uno a testa, ma erano veramente grossi, non ce la facevamo più. Mi faccio prendere dal panico e infilo la baguette avanzata nella borsa. Perchè tutti continuano a mangiare e noi non ne possiamo più?
Alla fine la dolce cameriera si rassegna, e ci fa preparare gli avanzi da portare via (vi consiglio di accettarli sempre, ci restano male se li lasciate lì).
Lasciamo il Pappadeux rotolando.
In quella occasione ci siamo sentiti davvero due dilettanti.
Non è una leggenda, le porzioni di cibo americane sono veramente esagerate!







lunedì 8 dicembre 2014

Un pranzo stellare (e stellato)

Rieccomi qui, sono passati mesi dal mio ultimo post, ma in questa latitanza non sono mancati gli spunti. Cercherò di recuperare e di raccontarvi al più presto dei miei viaggi golosi di quest'anno, e voglio cominciare con una delle esperienze più belle del 2014.
Immaginate di essere a Londra (un posto a caso, eheheh) in una soleggiata giornata di agosto. Curioso, dopo l'estate anomala che abbiamo vissuto in Italia, trovare il caldo a Londra. Strano, inaspettato e piacevole.
E' quasi mezzogiorno, state passeggiando per Soho, curiosando tra le bancarelle di cibo orientale, e l'ora del pranzo si avvicina.
Vi ritrovate quasi per caso di fronte all'ingresso del ristorante che avete in mente da un pò. La vetrata blu non lascia intravedere gli interni.
- Vado o non vado? - Mette un pò d'ansia sapere che si tratta di un ristorante con una stella Michelin, ma la curiosità, la voglia di regalarvi un'esperienza gastronomica è forte, e quindi alla fine entrate.
Le luci sono soffuse, il blu vi circonda e vi avvolge in un abbraccio rilassante.



Una signora dallo sguardo dolce vi accoglie e vi accompagna al tavolo.
Al momento i commensali sono pochi. Moltissimi invece i camerieri. Ci sono ragazze con delle tuniche bianche molto chic, dei ragazzi con lunghissimi grembiuli neri, e infine eleganti signori in completi grigi e cravatta azzurra. Chi incrocia il vostro sguardo vi sorride, e sembrano davvero felici che voi siate lì.
Una delle ragazze in bianco vi porta il menu e vi chiede se gradite dell'acqua, ma voi chiedete invece solo del the al gelsomino.
Dopo qualche minuto uno dei ragazzi dai lunghi grembiuli vi porta il the, poi arrivano delle ciotoline con salsa agrodolce e piccante, e dei cetriolini.


La ragazza in bianco prende il vostro ordine: ravioli con gamberi e erba cipollina, e poi noodles piccanti con scampi e capasante.
State per versarvi dell'altro the, quando uno dei signori in giacca e cravatta arriva veloce, prende la teiera e riempie la tazza. Ogni gesto è accompagnato da un sorriso.
L'imbarazzo comincia a scivolare via, cominciate a sentirvi bene, coccolati, rilassati.
I ravioli arrivano dopo una breve, calcolata attesa.
Si intuisce che ogni mossa è pianificata: mentre le bevande arrivano subito, il cibo richiede un certo tempo. I vostri ospiti sembrano sapere bene che un piatto servito troppo in fretta potrebbe far pensare che in cucina sia già tutto precotto e che vogliano farvi mangiare alla svelta per liberare il tavolo, così come un servizio troppo lento potrebbe far pensare ad una certa disorganizzazione.
I ravioli sono meravigliosi, succosi, ricchi di sapore.
Pensate che anche in cucina debbano essere tutti rilassati e sorridenti.
Ogni tanto qualcuno vi chiede se va tutto bene, voi di nascosto fate qualche foto perchè l'esperienza va immortalata, e accogliete con goloso entusiasmo l'arrivo dei noodles, che si riveleranno il piatto piccante migliore che abbiate mai mangiato.
Riuscite a distinguere ogni sapore, gli scampi, le dolcissime capasante, e quando mangiate del peperoncino (tritato fresco e cosparso per tutto il piatto) il piccante vi esplode in bocca, forte, fortissimo, ma senza persistere. E' una sensazione mai provata. Di solito un piatto molto piccante anestetizza un pò la bocca, confonde le papille gustative, nascondendo gli altri sapori, ma in questo caso non succede.
Pur trattandosi di un peperoncino molto piccante, di quelli che fanno venire le lacrime agli occhi e la goccia al naso, una volta deglutito il piccante si attenua, e quando assaggiate uno scampo ne gustate tutta la dolcezza. E' uno straordinario equilibrio di sapori.
Riuscite a mangiare tutto, anche se il piatto era molto abbondante.
Finite il the, e, con molta calma, chiedete il conto.
Quando lasciate il ristorante è passata un'ora e mezza, vi sentite riposati, deliziati, e siete pronti a riprendere il giro della città.
Vi ritrovate all'esterno, le luci soffuse vengono sostituite dal bagliore del sole, per le strade la gente va veloce, qualcuno parla al cellulare, altri camminano mangiando un panino o bevendo un caffè.
Siete tornati a Londra. Riprendete anche voi a camminare, ma senza fretta, sulle labbra ancora il sapore del cibo divino che avete gustato, nella mente il fresco ricordo di un bellissimo viaggio nei sapori d'oriente e nel lusso di un servizio magistrale, un'esperienza che ogni tanto bisognerebbe regalarsi.

Se invece di immaginarlo solamente, volete regalarvi anche voi questo pasto principesco, dovete andare a Londra al ristorante Yauatcha, al 15-17 di Broadwick St a Soho.
Io ho speso 26 £, un prezzo più che onesto considerata la qualità del cibo e del servizio.
Se amate il cibo orientale, questo è il posto per voi.

venerdì 7 febbraio 2014

Ricordi parigini

Se Londra è la città straniera che ho visitato il maggior numero di volte, Parigi è quella dove ho trascorso più tempo. Sommando i vari viaggi vi ho passato più o meno 80 giorni. L’ultima volta che ci sono andata, insieme al Samu, è stato lo scorso dicembre, per tre giorni, ed è stata una mini vacanza bellissima.


Adoro Parigi, non sento il bisogno di tornarci spesso, cosa che invece mi succede con Londra, ma ogni volta che ci vado mi chiedo perché ho fatto passare così tanto tempo dall’ultima volta.

La prima volta che sono stata a Parigi è stato a luglio 1989. A Montmartre, per me il quartiere più bello di Parigi, abita una coppia di amici dei miei, gli adorabili Giovanna e Jean, in quel periodo si trovavano in Italia e ci hanno lasciato la loro casa per tutto il mese, e non un mese qualunque…nel mese di luglio del 1989 si sono svolti i festeggiamenti per il bicentenario della presa della Bastiglia. Ho avuto modo di vedere l’inaugurazione del Grande Arche de la Défense, dell’Opéra Bastille, della Piramide del Louvre.



Ricordo ancora oggi la sera del 14 luglio, un misto di paura ed emozione, gli Champs Elysées strapieni di gente, ragazzi che si arrampicavano sulle grondaie delle case per riuscire a vedere la parata, la città in preda ad una follia collettiva, e io non mi rendevo nemmeno conto che stavo partecipando ad un evento storico per tutta la Francia.
Passare un mese intero in una città come Parigi, vivendo in una vera casa parigina, è un’esperienza bellissima. Le prime due settimane (quelle in cui c’era anche mio papà, che poi è dovuto rientrare in Italia per lavoro) le abbiamo passate tra musei e monumenti. Credo che i grandi musei parigini piacerebbero anche a chi non ama l’arte, non si può rimanere indifferenti di fronte ai grandi impressionisti esposti al museo d’Orsay, non restare incantati davanti alle meraviglie del Louvre, o di fronte alla sala delle ninfee di Monet all’Orangerie.
Il bello di avere un mese a disposizione è che ci si può permettere di visitare tutto con calma, senza correre da una parte all’altra della città. Trascorse le prime due settimane i ritmi rallentano, ricordo che uscivo con mia mamma a fare la spesa dai fruttivendoli di Rue des Abbesses, compravamo le baguette per il pranzo, ci fermavamo in qualche giardino a mangiare un croissant, ci siamo davvero sentite un po’ parigine anche noi.
Sono passati tanti anni da quella prima volta, ma ricordo perfettamente la sensazione che ho provato quando sono tornata a Verona. Abituata ai grandi Boulevards, alle piazze enormi, alla maestosità della Senna, Verona mi era sembrata così piccola, mi sembrava irreale, non era la città che avevo lasciato, ma una sua miniatura. 
Sono tornata a Parigi altre volte con i miei negli anni novanta, mio papà tra maggio e giugno vi passava un mese  per lavoro, e noi lo accompagnavamo volentieri! Poi, per circa una decina d'anni, non ci sono più andata. Ci sono tornata nel 2003 insieme al Samu. La Défense era cambiata molto rispetto alla prima volta che l'avevo vista, ma il resto della città era proprio come lo ricordavo. E' stato bello tornarci col Samu, che la vedeva per la prima volta, anche se non è andato tutto benissimo. Eravamo in un hotel veramente brutto, in una zona che non ci piaceva, e per la prima volta mi scontravo con un aspetto di Parigi che nei viaggi precedenti non avevo considerato: i prezzi! 
Ma, nonostante tutto, a fine 2008 ci siamo voluti tornare, e in quell'occasione è stato amore.
Abbiamo trovato un delizioso monolocale a Monmartre, senza saperlo avevamo preso casa nella via dove abitava il personaggio di Amelie Poulain, di fronte al fruttivendolo che si vede spesso nelle scene del film. 



Quella è una zona veramente magica di Parigi, ci abbiamo passato una settimana piacevolissima, per l’ultimo dell’anno siamo stati invitati a cena da Giovanna e Jean e ci siamo divertiti moltissimo, tra champagne, ostriche e formaggi francesi!



Di quella vacanza ho dei ricordi veramente bellissimi, l'unico aspetto negativo è stato il freddo, c'erano in media 6 gradi sotto zero, un perenne vento gelido, non si riusciva a stare per strada a lungo.
Il tempo è stato invece clemente durante la nostra ultima breve vacanza, a dicembre 2013.
Abbiamo fatto lunghissime passeggiate, mangiato ottimi croissants e rivisto volentieri le meraviglie offerte da questa straordinaria città.

Vorrei provare a dare qualche consiglio a chi non conosce la città e vorrebbe visitarla.

TRASPORTI
Per arrivare a Parigi il mezzo migliore è l’aereo, ci sono andata varie volte anche in treno, ma negli anni novanta i prezzi dei voli non erano quelli di adesso, oggi come oggi il treno non conviene proprio. Tra l’altro, oltre alle compagnie aeree low cost, anche Air France offre delle tariffe molto vantaggiose. Noi in dicembre, viaggiando solo con bagaglio a mano abbiamo speso 130 € con volo diretto da Verona all’aeroporto Charles de Gaulle.
Consiglierei di evitare Ryanair perché lo scalo parigino è all’aeroporto di Beauvais, che è veramente lontano da Parigi, circa un’ora e mezza di autobus, e il viaggio è piuttosto caro (16 € a tratta).
Dall’aeroporto Charles De Gaulle si arriva a Parigi comodamente con il treno TGV, che ferma in diverse stazioni in centro città. Il costo a tratta attualmente è di circa 10 € a tratta.
Per muoversi a Parigi il mezzo più veloce è la metropolitana, ma, dal momento che i biglietti della metro sono validi anche sugli autobus, non escluderei un viaggio in superficie, che permette di guardarsi intorno mentre ci si sposta da una zona all’altra.
Un biglietto singolo costa 1,7 €, mentre un carnet da 10 biglietti costa 13,70. Durante il nostro ultimo viaggio abbiamo optato proprio per il carnet, perché ci siamo spostati principalmente a piedi o con il batobus (ve ne parlo dopo), ma se avete intenzione di restare a Parigi più  a lungo o di visitare altre località, ad esempio Versailles o Euro Disney, ci sono altre opzioni interessanti.
Sul sito http://www.ratp.fr/it/ratp/c_21879/turisti/ troverete tutte le informazioni utili, in italiano.

Durante i nostri viaggi precedenti io e il Samu ci siamo sempre regalati una crociera sulla Senna con il Bateau Mouche. Quest’anno invece abbiamo scoperto il Batobus, che è un’alternativa interessante agli altri mezzi.
Ci sono 8 fermate, tutte in punti importanti della città (Champs–Elysées, Tour Eiffel, Musée d’Orsay, Saint–German-de -Prés, Notre-Dame, Jardin de Plantes, Hotel de Ville, Louvre), e durante la giornata potete scendere e salire ogni volta che volete. A noi è piaciuto perché offre una visuale unica della città e permette di riposare un po’ tra un giro e l’altro.


Il biglietto per un giorno costa 15 €, mentre quello per due giorni costa 18 €.
Potete trovare tutte le info utili sul sito http://www.batobus.com/index.htm.

Ultimo consiglio sui trasporti: camminate, camminate e camminate!

ALLOGGI
Gli alloggi a Parigi sono sicuramente più economici di Londra, anche qui non è facile trovare camere spaziose, se non spendendo molto, ma si può alloggiare tranquillamente in centro in camere con bagno interno rimanendo sotto i 100 € a camera.
Nel 2003 avevamo soggiornato in un hotel della catena Formule1 (http://www.hotelf1.com/gb/home/index.shtml), sono hotel molto economici con bagno in comune, ma non ci eravamo trovati bene.  Il prezzo è veramente vantaggioso, ho verificato il prezzo attuale dell’hotel dove eravamo stati noi e costa da 34 a 43 € a camera, però sinceramente non ci tornerei. Secondo me questi hotel possono essere molto utili durante viaggi itineranti, infatti ci siamo stati in altre due occasioni in località diverse, ma vanno bene per una notte, non per passarci una settimana. Noi preferiamo avere il bagno in camera e alloggiare in centro, o quantomeno in belle zone residenziali, invece l’hotel in cui siamo stati a Parigi, a nord di Montmartre, era in una zona abbastanza squallida, non pericolosa, ma non offriva veramente niente.
Se non disdegnate gli ostelli, siete abituati a condividere il bagno con altri clienti, e non vi dispiace alloggiare in periferia, allora i Formule1 potrebbero fare al caso vostro, quelli che ho visto io non erano tenuti benissimo, ma non posso dire che fossero sporchi.
Per trovare l’appartamentino in Rue de Trois-Freres ho utilizzato il sito http://www.all-paris-apartments.com/ e ci siamo trovati molto bene, mentre lo scorso dicembre abbiamo soggiornato all’Hotel de trois gares (http://www.h3gparis.com/) in zona Bastille.
Nei viaggi precedenti avevamo sempre alloggiato a Montmartre, mentre per l’ultimo viaggio volevo scoprire zone diverse, in particolare mi interessava il Marais, per questo abbiamo optato per l’hotel de trois gares che si trova a una decina di minuti a piedi dalla stupenda Place des Vosges. E’ un hotel semplice e piccolino, noi vi abbiamo speso 240 € per tre notti, senza colazione (si può fare in hotel pagando un extra ma in fondo alla via c’è un ottimo panificio – pasticceria dove si mangiano buonissimi croissants).
La nostra camera era piccola, ma molto pulita, c’era anche un armadio spazioso (dove abbiamo dimenticato un paio di maglioni…).





Lo consiglio assolutamente, vi avviso però che l’ascensore è piccolissimo (ci si sta in due, uno davanti all’altro, senza i bagagli, altrimenti ci può stare una sola persona con una valigia). Se uno dovesse avere problemi di claustrofobia è meglio che cambi hotel, perché ci sono 6 piani, farli a piedi non sarebbe il massimo.
Riguardo alla zona, è molto comoda per girare il centro, è a due minuti dalla Place de la Bastille, in un attimo si arriva nel cuore del Marais, si può raggiungere comodamente a piedi l’Hotel de Ville, il Centre Pompidou, il Forum des Halles, il Louvre, Place Vendome, l’Ile St Louis e l’Ile de la Cité, è veramente in una posizione strategica. Inoltre (ecco spiegato il nome dell’hotel) si trova vicino a tre importanti stazioni: Bastille, Gare de Lyon e Gare d’Austerlitz.
E’ una zona molto tranquilla, e piacevole da girare anche la sera. Non c'è però una gran vita mondana da quelle parti, se vi piace uscire la sera e trovarvi in mezzo alla gente forse non fa per voi, è un quartiere residenziale bello e tranquillo, comodo per raggiungere le altre zone del centro, ma non posso dire che sia un posto vivace e pieno di locali.

Io, soprattutto a chi visita Parigi per la prima volta, consiglio di alloggiare in zona Abbesses, a Montmartre. E' un pò fuori dal centro, di giorno potete girare tranquillamente a piedi anche partendo da lì, ma dovrete sicuramente prendere più mezzi pubblici rispetto ad altre zone, però secondo me ne vale assolutamente la pena. Secondo molti, probabilmente a ragione, è una zona che nel tempo è stata un pò rovinata dal turismo, ha perso un pò della sua autenticità. Ma rimane comunque uno dei luoghi più belli e magici di Parigi, sembra quasi che il tempo si sia fermato, lì non troverete grandi strade, ma vicoli, scalinate, vi arrampicherete sulla collina fino ad arrivare al Sacro Cuore, e poi di nuovo giù, passando dal Moulin de la Galette. Per me Montmartre è la Parigi più vera, o forse semplicemente quella che amo di più, quella degli artisti, del can-can, della vita bohèmienne, di Amélie.
Se anche doveste alloggiare in un'altra zona, dedicate a questo quartiere stupendo il tempo che merita.

CIBO

come in ogni grande città, anche a Parigi potete trovare il meglio e il peggio della cucina. 
Se non avete problemi di budget potrete regalarvi vere esperienze gastronomiche, ma l'offerta è ampia anche per chi ha un budget limitato. Bisogna stare un pò attenti, perchè il rischio di andare incontro a qualche fregatura c'è. Può succedere che in bistrot apparentemente alla mano vi facciano spendere un bel pò di soldi (noi abbiamo speso 18 euro per due birre...), oppure si può entrare in qualche trappola per turisti travestita da autentico ristorante  francese, mangiando male e spendendo comunque tanto.
Io adoro la cucina etnica, che in Italia praticamente non esiste (quando si comincia a mangiare nei ristoranti cinesi all'estero si rischia di non mettere più piede in quelli italiani, che, a parte rare eccezioni, sono di livello veramente basso), quindi in una città cosmopolita come Parigi non posso non approfittare della ricca offerta di cibi di tutto il mondo. Se vi piace il cibo etnico a Parigi potrete togliervi molte voglie spendendo poco, ci sono trattorie marocchine e libanesi dove potrete sfamarvi con pochi euro, mangiando bene, io ho provato anche ottimi ristoranti cinesi, l'ultimo dei quali aveva la cucina a vista con una signora che impastava e stendeva noodles senza sosta.  Questi localini etnici sono sparsi per tutta Parigi, e sono una buona soluzione per il pranzo. Noi per esempio durante il nostro ultimo viaggio abbiamo pranzato in un ristorantino libanese vicino al Centre Pompidou, con 5 euro ci siamo saziati con un enorme wrap con insalata e falafel.
Ovviamente bisogna assaggiare anche la cucina francese, ci sono brasserie carine dove si mangia bene senza spendere una fortuna, un valido aiuto lo fornisce tripadvisor, quindi consiglio di farsi qualche idea prima di partire.
Durante il nostro ultimo viaggio ci siamo incontrati con mio fratello Giovanni, che era a Parigi per lavoro, e ci siamo regalati una deliziosa cena francese in un ristorante di Montmartre, la Mandigotte, al n.68 di Rue Lepic (http://mandigotte.fr/). Abbiamo gustato specialità francesi in un ambiente accogliente e curato e bevuto del buon vino per una spesa di circa 40 euro a testa. Se capitate da quelle parti ve lo consiglio, i tavoli sono piccoli e attaccati uno all'altro, come in qualsiasi ristorante parigino che si rispetti.

Boeuf bourguignon

Hamburger con pane alla paprika

Entrecote


Che dire di più? Non vi faccio un elenco delle cose da visitare perchè la lista sarebbe troppo lunga. Vi dico solo che Parigi accontenta ogni tipo di viaggiatore, chi ama i musei, chi ama mangiare e bere, chi ha la passione dei parchi divertimento...
Secondo me tre giorni bastano per avere un assaggio della città, anche se varrebbe davvero la pena potersi fermare di più.
Bon voyage!